(Adnkronos) –
“Nato per il mare, spinto dal vento”. Così parla di sé Giacomo Nicchitta, uno degli skipper più giovani e promettenti del panorama italiano, che racconta all’Adnkronos il suo programma: partecipare alla Mini Transat del 2027 sulla barca che fu del “minista” francese Benoit Marie (vincitore dell’edizione 2013), ritrovata in stato di abbandono sulle sponde del Tevere e chiamata sempre Eva Luna anche dopo la ristrutturazione, nel pieno rispetto della scaramanzia che accompagna i marinai di ogni epoca. Classe 2002, cresce fin dai primi mesi su una barca a vela di quindici metri, trasformando il mare nella propria casa e le correnti nelle proprie strade. Come racconta, “a quattro anni già leggevo le onde e maneggiavo le scotte; a tredici sfidavo il vento nelle regate Irc e Orc italiane come prodiere. Ogni gara era pura adrenalina”. Anche tra i banchi di scuola il pensiero è sempre rivolto al mare, tanto che Giacomo, per non sbagliarsi, sceglie di studiare in un istituto superiore nautico di Palermo. Ed è proprio lì che, a diciassette anni, scopre il mondo dei Mini 6.50: piccoli bolidi a vela tanto compatti e veloci quanto complessi e intricati da condurre. Queste piccole imbarcazioni di soli sei metri e cinquanta, richiedono cura dei dettagli e una grande conoscenza del mare, visto che sono in grado di affrontare lunghe traversate oceaniche. “Un amore a prima vista. Da allora vivo per le sfide in mare, sempre alla ricerca del limite successivo”. Da quella scoperta Giacomo non si ferma più e inizia a gareggiare, macinando molti più chilometri in acqua che su strada. Tra le sue vittorie più importanti da co-skipper, non avendo una propria imbarcazione, c’è il primo posto nella Palma–Melilla, la regata più lunga in Mini del Mediterraneo. Dalla Spagna fino alle coste del Marocco e ritorno; mille miglia in cui trionfa in coppia con Nicolò Gamenara. Insieme a Gamenara, nel 2024 vince anche la Mare Nostrum, regata che parte da Garraf, circumnaviga le Baleari e fa ritorno sulle coste della Catalogna. Nella regata dell’Arcipelago 650, che parte da Livorno e si svolge tra le isole di Giglio, Elba e Capraia, ha ottenuto il primo posto quest’anno e il secondo nel 2024 insieme a Fabrizio Carboni. Stessa coppia che, nel 2024 e 2025, ha collezionato due secondi posti nella Romaxdue, le 540 miglia che partono da Riva di Traiano, passano tra Ponza e Ventotene, circumnavigano le Eolie e fanno ritorno. Questa serie di traguardi gli ha permesso, alla fine della scorsa stagione, di arrivare ottavo nel ranking degli skipper della classe Mini 6.50. In classifica, però, è stato primo tra chi non possiede una propria barca e quindi non partecipa alle regate in solitario. Se il sogno era grande, i risultati hanno dimostrato che doveva essere inseguito con ancora più convinzione. Così l’acquisto di una propria barca, ma non una qualunque.
Eva Luna è una barca del 2007, terza di tre gemelle disegnate da Jean-Marie Finot, uno dei più grandi architetti navali dei tempi moderni. Fu costruita per Isabelle Joschke, ora grandissima velista oceanica, che partecipò alla Mini Transat 2007 vincendo la prima tappa. Poi la barca passò nelle mani di Thomas Ruyant, oggi skipper Imoca, che vinse la Mini Transat 2009. Successivamente partecipò all’edizione 2011, ottenendo un quinto posto, e vinse nel 2013 sotto la guida di Marie, che competeva contro il rivoluzionario proto 747 a prua tonda dell’italiano Giancarlo Pedote. Passò poi nelle mani di diversi proprietari ma, nel 2022, venne abbandonata in un cantiere navale sul Tevere. Giacomo ora ha deciso di rimetterla in acqua.
“Il mio obiettivo è riportare alla gloria una barca che fu leggendaria, la più leggera della flotta, e uno dei pochi Mini ad aver vinto due volte la Mini Transat”. Per Giacomo ed Eva Luna l’obiettivo è chiaro: raggiungere la Mini Transat 2027. Quella traversata atlantica, tanto sognata, di quattro mila miglia in solitario che si svolge ogni due anni. Da Les Sables-d’Olonne in Francia a Saint-François in Guadalupa, con scalo a Santa Cruz de la Palma nelle Isole Canarie. Senza telefoni, internet né satelliti: l’unico contatto con la terra arriva via radio, grazie a un bollettino meteo inviato ogni quarantotto ore. La scuola suprema della vela solitaria, un passaggio obbligato per chi sogna il Vendée Globe o un giro del mondo. Per riuscirci, nei prossimi due anni, insieme a Eva Luna dovranno percorrere 1500 miglia nelle regate del circuito mini, oltre al battesimo delle mille miglia non stop in solitario, con cui dimostreranno di essere pronti per la Transat. Per Giacomo, che sogna quel momento da sempre, “arrivare alla partenza è già il traguardo, poi si vedrà”. Come spiega lui stesso, “oggi lo sport della navigazione oceanica è cambiato. Lo sviluppo delle barche è diventato sempre più costoso e rapido, e l’orizzonte temporale di una barca è ormai di soli due anni. La mia missione è lanciare un progetto con una barca datata, dimostrando che non è necessario un budget esorbitante né compromettere l’ambiente per intraprendere un progetto agonistico”. Una barca storica e vincente, finita a terra in un cantiere sulle sponde del Tevere, e un giovane amante del mare che la riporta in acqua per tornare a navigare l’oceano. L’incipit di un film ancora da girare: il sogno di sempre continua. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Vela, il 22enne Nicchitta verso la Mini Transat su una barca (vincente) recuperata dall’abbandono
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