LIVORNO – Stilare una classifica degli stand più belli o più apprezzati tra quelli allestiti all’interno dell’impianto sportivo “Emo Priami” in occasione della riuscitissima manifestazione “I’m a Lion” – svoltasi dal 31 maggio al 2 giugno – sarebbe un esercizio poco simpatico e forse anche ingiusto. Tuttavia, è innegabile che tra i più significativi e coinvolgenti ci sia stato quello della Cooperativa San Benedetto Onlus, presente a fianco degli organizzatori della LundaX Lions Amaranto in una tre giorni che ha visto coinvolti, tra atleti e accompagnatori, oltre duemila partecipanti.
Lo stand della Cooperativa, attiva sul territorio dal 1984, ha rappresentato un autentico punto di riferimento durante il torneo giovanile non solo per la qualità dei contenuti proposti, ma anche per la profondità del messaggio lanciato. Il presidente della LundaX Lions, Mauro Fraddanni, lo aveva anticipato alla vigilia dell’evento:
“In questo periodo storico i ragazzi hanno bisogno di tutta l’attenzione possibile sulle problematiche legate al mondo digitale e al gioco d’azzardo. Per questo abbiamo unito le forze con la Cooperativa San Benedetto, che sarà presente anche durante il nostro evento ‘I’m a Lion’”.
Uno slogan semplice ma incisivo ha guidato la loro presenza: “Posate il cellulare e prendete la palla ovale”. Un invito chiaro e diretto a riappropriarsi di esperienze vere, di contatti umani autentici, di una socialità sana costruita attraverso lo sport.
La Cooperativa San Benedetto, da oltre quarant’anni impegnata nei percorsi terapeutico-riabilitativi contro le dipendenze, ha trovato nello sport – e nel rugby in particolare – un alleato naturale per promuovere benessere fisico, psicologico e sociale. Valori come il rispetto, l’autodeterminazione, l’inclusione e la responsabilità, fondanti nella pratica rugbistica, si intrecciano perfettamente con gli obiettivi educativi e preventivi della cooperativa.
“Le dipendenze – spiegano la dottoressa Olivia Della Vista e la direttrice tecnica Elena Mannini – sono sempre più spesso l’espressione di un disagio giovanile profondo. Il digitale, in particolare, rappresenta oggi una delle forme più subdole e diffuse di dipendenza, capace di isolare i ragazzi, di alterarne la percezione di sé e del mondo circostante”.
Nel corso della manifestazione, la Cooperativa ha sottolineato come la fascia d’età giovanile sia quella più esposta: il bisogno di essere accettati, la costruzione dell’identità, la fragilità dell’autostima rendono i giovani particolarmente vulnerabili. Internet e i social media diventano rifugi emotivi, spazi di conferma e validazione, ma possono trasformarsi in trappole.
“Educare i ragazzi a utilizzare in modo positivo il tempo libero, favorire contesti sani di socializzazione, promuovere il contatto con i pari e con la famiglia, l’esercizio fisico e una corretta alimentazione – sottolineano le esperte – sono tutti fattori protettivi fondamentali contro il rischio di dipendenza”.
In questo senso, il rugby e lo sport in generale rappresentano vere e proprie “palestre di resilienza”, capaci di sottrarre i giovani all’isolamento e di offrirgli strumenti per affrontare le difficoltà della crescita. Il messaggio della Cooperativa San Benedetto non si è limitato alla sensibilizzazione, ma ha tracciato un percorso educativo concreto, fondato sull’alleanza tra sport, famiglia e comunità.
Allo stand, dunque, non si è solo parlato di prevenzione: si è dato forma a una visione positiva e inclusiva del futuro, in cui il gioco con la palla ovale diventa una metafora potente per tornare a vivere relazioni autentiche.
“Posate il cellulare e prendete la palla ovale”: non è solo uno slogan, ma un invito a scegliere la vita vera.