LIVORNO – A volte ritornano, sì. Ma non è il solito ritorno romantico o nostalgico: quello di Massimiliano Allegri al Milan (ORA UFFICIALE) somiglia più a un risveglio. Dopo stagioni vissute tra intuizioni isolate e strategie confuse, il club rossonero sembra aver imboccato una strada chiara, concreta. L’arrivo di Allegri è il primo vero segnale di un’inversione di rotta che parte dal cuore del progetto tecnico: serviva un uomo di calcio, e finalmente è arrivato un uomo di calcio.
Allegri non è mai stato un esteta del pallone, e il suo calcio non incanta le platee. Ma i numeri parlano da soli: sei scudetti, due finali di Champions, una carriera costruita sul pragmatismo e sulla gestione. ‘Acciuga’ è un vincente. Uno che sa leggere le partite, gestire gli spogliatoi, sopravvivere alla pressione. In un Milan che ha sofferto l’assenza di figure autorevoli e competenti, il suo profilo è quanto mai necessario.
La coincidenza con l’arrivo di Igli Tare come direttore sportivo non è casuale. Anche lui uomo di campo, con le idee chiare e l’urgenza di restituire al Milan un’identità. Il primo atto del nuovo corso è stato netto, deciso: via i tentennamenti, basta giri a vuoto tra profili opposti, dall’emergente all’esperto, dallo spettacolare al tattico. Tare ha scelto subito Allegri, l’ha strappato alla concorrenza, e ha dato un segnale forte anche all’interno del club: da oggi si fa sul serio.
Certo, di quel Milan che Max lasciò nel gennaio 2014, non è rimasto quasi nessuno. Né in campo né nei piani alti. Le uniche tracce del passato sono figure di secondo piano ma simboliche: Ibrahimovic, ora dirigente e non senza un passato turbolento con Allegri; Tassotti e Oddo legati al progetto “Milan Futuro”, in bilico dopo una stagione deludente; qualche medico, magazziniere e lo chef storico. Il resto è tutto cambiato. Tre proprietà dopo, è come se Max tornasse in un’altra squadra.
Ma proprio questo azzera il peso della nostalgia. Non è un ritorno per rivivere ciò che è stato, ma per costruire quello che può essere. E Allegri ha le qualità giuste per fare del Milan un gruppo competitivo fin da subito. La rosa, seppur incompleta, non è povera di talento: se c’è un tecnico che può ottenere il massimo da quel che ha, è proprio Allegri.

Le incognite restano molte, inutile nasconderlo. Il mercato estivo sarà decisivo: ci sono partenze da scongiurare, come quella di Reijnders, e cessioni da gestire con intelligenza, come quelle di chi non rientra nel progetto. Ma intanto una certezza c’è: Allegri non è arrivato a occhi chiusi. Ha studiato, osservato, analizzato. Lontano dai riflettori, ha passato mesi davanti allo schermo a rivedere partite, a capire cosa non ha funzionato nel Milan di quest’anno e, soprattutto, cosa si può far funzionare.
Il tecnico ripartirà con tutta probabilità dalla difesa a quattro, abbandonando l’ultimo esperimento “a tre” visto sotto Conceição. La retroguardia sarà uno dei primi nodi da sciogliere: Theo Hernandez è una questione prioritaria, e Tare ha già messo in agenda un confronto diretto con il francese. Se Theo sceglierà di restare, basterà trovare un’alternativa credibile per far rifiatare il titolare. Se invece dovesse cedere alle sirene dell’Al Hilal, servirà ben altro. Al centro, Pavlovic e Gabbia sono visti come punti fermi; uno tra Thiaw e Tomori – se non entrambi – farà le valigie. A destra, tramonta la pista Walker, scaricato dal City dopo un finale di stagione opaco.
A centrocampo le idee sono chiare. Fofana piace e convince: è dinamico, utile in interdizione ma anche in fase offensiva. Loftus-Cheek, se starà bene, potrà essere l’equilibratore fisico e tecnico, come lo fu Khedira ai tempi della Juventus. Reijnders è il vero jolly: mediano, mezzala, trequartista, il suo destino è cruciale, ma anche incerto vista la pressione di Manchester City, Barça e Real. L’olandese sarà fondamentale in qualsiasi modulo: 4-2-3-1, 4-3-3 o 4-3-1-2. Ma manca ancora un regista puro, alla Pjanic: è quello il profilo che Allegri vuole dal mercato.
In attacco, Allegri ha già promosso Pulisic e Leao, a meno che il portoghese – cercato da Barcellona e Bayern – non chieda di partire. In quel caso, servirà un capolavoro di sostituzione. L’allenatore parlerà con Rafa, perché trattenerlo sarebbe una dichiarazione di ambizione. Gimenez è un altro su cui Allegri punta: ha forza e tecnica, dovrà solo imparare a muoversi come chiede il nuovo allenatore. Jovic è un rebus contrattuale: il Milan ha tempo fino al 20 giugno per esercitare il rinnovo. E poi c’è Camarda, talento purissimo: Allegri lo valuterà in ritiro prima di decidere se affidarlo a un prestito mirato.
Tra le ipotesi da valutare anche lo scambio Abraham-Saelemaekers con la Roma, un’operazione tutta da costruire, ma che potrebbe accontentare entrambi i club.
Insomma, il cantiere è aperto. Le fondamenta però ci sono.