LIVORNO – Ci sono promozioni che si conquistano con i numeri. E poi ci sono quelle che si conquistano con il cuore. Quella dell’Unicusano Livorno Rugby 1931 è una promozione che parla di merito, sacrificio e appartenenza. La Serie A1 torna a Livorno, e lo fa premiando un club che non ha mai smesso di crederci, neppure quando il traguardo sembrava sfumato per un soffio. Dopo una stagione dominante nel girone sud, chiusa con 82 punti su 90, Livorno era rimasta con l’amaro in bocca. Poi, le rinunce di Paese e Lazio e la decisione della Federazione (COME AVEVAMO ANTICIPATO): premiare chi aveva davvero meritato. E quel posto spettava ai biancoverdi.
Un traguardo che è un inizio
Il salto in A1 non è solo una promozione: è un ritorno a casa. A un rugby che forma, che educa, che parla il linguaggio di Livorno. Un linguaggio fatto di fango, sacrificio, collettivo. Lo sa bene il presidente Giovanni Riccetti, che guida il club da tredici anni con passione e visione:
“Questa non è solo una promozione. È un passaggio: da ciò che siamo stati a ciò che vogliamo diventare. Insieme. Con Guidi al timone, vogliamo affermare la filosofia del ‘Livorno Rugby dei Livornesi’ e onorare ogni allenamento come fosse una promessa fatta a se stessi.”
Con lui, una figura chiave sarà Gianluca Guidi: uno dei tecnici più autorevoli del rugby italiano, chiamato a guidare la crescita tecnica e umana del club. Il suo ruolo di Director of Rugby andrà ben oltre il campo.
“Sentire il battito autentico di questa squadra è un privilegio. Qui si costruisce qualcosa che va oltre il rugby: si forma una generazione, si educa una città. E io sono qui per questo.”
Capitano, colonna, ispirazione
Accanto a Guidi, due giocatori-allenatori rappresentano l’anima di questo nuovo corso: Antonio Tangredi e Rocco Del Bono.
Tangredi, pilone e leader silenzioso, guiderà la mischia e sarà punto fermo del gruppo:
“Siamo tornati nella top20 del rugby italiano. Questo risultato è di tutti. Il mio ruolo sarà al servizio del gruppo. E con una guida come Guidi, possiamo fare qualcosa di grande.”
Del Bono, regista e mente creativa, avrà il compito di orchestrare l’attacco:
“L’A1 è un’opportunità straordinaria per crescere. Aiutare i più giovani a diventare uomini e atleti è ciò che più mi motiva. Lo farò con passione e umiltà.”
Due voci diverse, ma unite dalla stessa visione: fare del rugby una scuola di vita.
Dalle radici al futuro: vivaio protagonista
Ma il vero tesoro del Livorno Rugby sono i giovani. Otto biancoverdi sono stati convocati nelle Accademie Federali, un segno tangibile della qualità del vivaio:
- Accademia U20 (Parma): Pietro Celi (apertura), Christian Brasini (pilone), Jacopo De Rossi (tallonatore, figlio d’arte).
- Accademia U19 (Roma): Edoardo D’Ammando (mediano), Leonardo Tosi e Augusto Alessandri (piloni), Romeo Celi (apertura 2009), Giulio Lenzi (mediano 2009).
Livorno è il club più rappresentato in Italia nell’U19. Un dato che dice tutto sul lavoro fatto e sulla visione condivisa. E alle spalle, continua a crescere l’Under 15, mentre il minirugby resta il cuore pulsante: là dove tutto comincia, tra placcaggi scomposti e sogni che prendono forma.
Oltre la categoria, un’idea di città
Questa promozione è una promessa. Di sport accessibile, educativo, vero. Di rugby che non appartiene a pochi, ma vive nella città. È visione, è identità, è comunità. Livorno torna nel rugby che conta. E lo fa con una voce collettiva, radicata nel presente e orientata al futuro. Perché questo club non è dei singoli. È di chi lo vive. E soprattutto, di chi verrà.