LIVORNO – Dal pomeriggio trionfale di Terranuova Bracciolini del 6 aprile, quando il Livorno ha riconquistato il professionismo centrando la promozione in Serie C, aleggiava una sensazione chiara nell’ambiente amaranto: quella di Paolo Indiani come allenatore del futuro era, fin da subito, poco più che un’ipotesi. Le sue parole, per certi versi suonavano già inequivocabili: il contratto – sì – si sarebbe rinnovato automaticamente con la promozione, ma per andare avanti “sarebbe servito tutto il resto”. Frase apparentemente generica, ma in realtà densa di significato.
Il tempo ha confermato quei segnali. Nessuna ufficialità, nessun annuncio, nessun reale passo per costruire una continuità tecnica. Anzi, col passare delle settimane è emerso che, più che un divorzio improvviso, si è trattato di un distacco graduale e reciproco, fatto di visioni divergenti su come affrontare il salto in Serie C. Indiani desiderava un contratto biennale per affrontare il salto con maggiore stabilità, mentre il Livorno ha preferito restare fermo sull’accordo già maturato con la promozione: un solo anno, senza rilanci.
A tutto questo si è aggiunto l’interesse concreto del Grosseto, club ambizioso e pronto a offrire al tecnico un biennale di peso. Offerta importante, che Indiani non ha respinto. Resta da risolvere, tuttavia, la questione contrattuale con Indiani, il cui accordo con il Livorno scade formalmente nel 2026. Tradotto: per liberarlo, il Grosseto dovrà trattare (e pagare) con l’Unione Sportiva. Il Livorno è in posizione di forza e non ha alcun motivo per “regalare” un tecnico vincente, a meno che non arrivi un’intesa economica soddisfacente.
E allora, diciamolo chiaramente: da entrambe le parti non c’è stato lo slancio per insistere. È stato bello, è stato intenso, è stato vincente. Ma ora, senza drammi, è tempo di voltare pagina.

Un nuovo capitolo: discontinuità ma senza rottura
La dirigenza amaranto, nel frattempo, si è mossa con decisione. Dopo i sondaggi per nomi di peso come Buscè e Toscano, il profilo individuato sarebbe quello di Alessandro Formisano, giovane tecnico classe 1990, reduce da un’ottima stagione con la Pianese. Il Livorno è in netto vantaggio sulla concorrenza (su di lui anche la Juve Stabia), e le trattative sono ben avviate.
Formisano rappresenta una scelta di discontinuità ma non di rottura: è un allenatore emergente, che fa del gioco organizzato e moderno il suo marchio. Con i bianconeri toscani ha centrato un ottavo posto e una qualificazione playoff tutt’altro che scontata, culminata in una dignitosa uscita contro il Pescara, poi vincitore della post-season. Modulo preferito? Il 3-4-1-2, già familiare ai tifosi amaranto. L’idea è di ripartire da una base giovane, dinamica, e con ambizioni chiare.
Lo staff, un’eredità importante
Uno dei grandi meriti di Indiani, in questa stagione, è stato aver richiesto – e ottenuto – un rafforzamento dello staff tecnico. La condizione atletica eccellente della squadra, mantenuta fino all’ultimo minuto dei playoff, è stata il risultato di un lavoro meticoloso svolto da un gruppo di professionisti di alto livello: dai preparatori dei portieri Di Pisello e Milanesi, ai collaboratori Nannizzi e Sinatti, fino al viceallenatore Pascali, già presente da prima. Ma è probabile che gran parte di questo staff segua Indiani nella sua nuova avventura, come altrettanto naturale che il nuovo allenatore porterà con sé i propri uomini di fiducia. La sfida, per il Livorno, sarà dunque anche quella di costruire non solo una squadra, ma una struttura tecnica solida, capace di affrontare le insidie della Serie C.
Il bilancio
Paolo Indiani lascia Livorno da vincente. Ha centrato l’obiettivo che gli era stato affidato, ha ridato dignità e ambizione a una piazza che aveva bisogno di ritrovarsi. Ma il calcio, si sa, vive anche di cicli. E quello appena concluso, per quanto breve, ha avuto un senso preciso. Ora inizia una nuova fase, con nuove sfide e nuove responsabilità. Il Livorno è tornato tra i professionisti: ora serve una guida all’altezza.